
OLTRE I PAESAGGI DI CRISI | DOPO LIVORNO
OLTRE I PAESAGGI DI CRISI – DOPO LIVORNO
11 settembre 2017
meno dissesto + progetto di paesaggio
riflessioni dal convegno “OLTRE I PAESAGGI DI CRISI” – BISP 2017 – Roma 26 maggio 2017
AIAPP – Consiglio di Presidenza
Ogni anno AIAPP, l’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, fondata nel 1950, che riunisce circa 700 iscritti fra progettisti, studiosi e studenti che si riconoscono nella figura professionale dell’Architetto del Paesaggio, si dedica ad approfondire un tema.
Il tema di quest’anno, è “OLTRE I PAESAGGI DI CRISI”, declinato come occasione di discussione propositiva, individuando modalità concrete operative, dal punto di vista tecnico e progettuale, per trasformare le situazioni di crisi in “opportunità” di lavoro, rigenerazione e recupero.
Il tema non è denunciare le molteplici situazioni di crisi che ci circondano ma indagare ed evidenziare il ruolo strategico del progetto di paesaggio per risolvere situazioni critiche di varia natura.
Questioni Urgenti e Strategiche
- Crisi d’Aria, Acqua e Terra, progetti di paesaggio per risolvere le criticità
Guai a voi che aggiungete case a case
e poderi a poderi fino a che c’è spazio!
… starete voi soltanto sulla terra? (Isaia, 3,8)
La crisi ambientale che viviamo può essere affrontata e ridimensionata grazie ad interventi nel paesaggio: dai cambiamenti climatici (con situazioni meteorologiche come quelle che hanno flagellato questo ultimo anno: nevicate eccezionali, siccità straordinaria e ora precipitazioni violente e concentrate), alla scarsità e inquinamento dell’acqua e del suolo fertile, dalla distruzione della biodiversità, all’esaurimento di molte risorse (sia geologiche che alimentari), dall’inquinamento dell’aria che respiriamo, a quello degli habitat, fino alla perdita della qualità della vita e delle relazioni interpersonali.
Il progetto di paesaggio con la sua interdisciplinarietà permette infatti di affrontare e contribuire al ridimensionamento/ miglioramento di questioni legate a:
- condizioni microclimatiche;
- assorbimento di co2;
- produzione di ossigeno;
– recupero di acqua fitodepurata;
– drenaggio del suolo;
– aumento della biodiversità;
– rafforzamento della rete ecologica;
– creazione di superfici e spazi di produzione energetica (geotermica, fotovoltaica, eolica, biomassa)
– riciclo e riutilizzo di materiali
– manutenzione del territorio e prevenzione dei rischi idrogeologici
– miglioramento della qualità della vita.
La maggior coscienza ecologica collettiva, rende possibile promuovere le azioni necessarie per migliorare il “Metabolismo urbano”, proponendo un funzionamento efficiente e integrato delle varie parti della città: le nostre aree urbane consumano energia, occupano i suoli, li impermeabilizzano, tolgo spazio ai corsi d’acqua, producono scarti e inquinano l’aria e l’acqua.
Il futuro deve essere caratterizzato da un maggior equilibrio fra consumi e produzione, un maggior riciclo e riutilizzo, la riduzione dell’impronta idrica e della CO2, una maggior consapevolezza del ruolo fondamentale che ricoprono le aree non costruite, ecc.
Il paesaggio urbano è l’ambito principale in cui tutto ciò deve e può accadere, contrastando l’emergenza ambientale, climatica, proponendo nuove forme “lavorative”.
Quindi: salvaguardare la qualità del suolo che determina la stabilità geo morfologica dei siti, il risparmio, in termini di manutenzione del territorio ma anche la principale risorsa produttiva dell’umanità .
La qualità del suolo è infatti determinante per la sua coltivazione e per preservare la biodiversità e i paesaggi che caratterizzano il nostro paese.
La fragilità e la vulnerabilità del territorio italiano è nota e bisogna partire dalle situazioni di maggior “rischio” pensando alla prevenzione e a spazi “resilienti”, capaci di rispondere alle emergenze e ai cambiamenti.
In Italia ogni anno si registrano dissesti e catastrofi che snaturano aree abitate, determinando morti e devastazione.
Tali situazioni devono essere prevenute ma nel contempo è necessario pensare a nuovi paesaggi urbani resilienti, capaci di rispondere ai cambiamenti violenti, oltre che a quelli climatici e a quelli della società.
Franco Zagari, Onorario AIAPP, chiede: “Quanto costa non fare?”.